Franco Cerri ci ha lasciato: un musicista di immenso talento che ha dedicato la vita ai concerti, allo studio e all’insegnamento. Con lui si è capito che essere autodidatti è innanzitutto un valore e uno stile di vita imprescindibile. Significa trovare la propria strada valorizzando l’originalità e la diversità di ognuno. Ha fatto tanto per la divulgazione del jazz in Italia con il suo esempio, le sue parole gentili e la chitarra che ha suonato ai massimi livelli fondendo melodia, swing, raffinatezza armonica e cultura. Ha fondato con Enrico Intra i Civici Corsi jazz di Milano nel 1987, lo stesso anno del CDpM, inaugurando da allora una proficua collaborazione ancora in atto.
Lui era esattamente quello che suonava. La sua sincerità era contagiosa, bucava lo schermo televisivo, raggiungeva tutti anche chi non aveva mai sentito una nota di jazz. Memorabili i suoi duetti con Mina, le trasmissioni Rai dedicate al jazz e le collaborazioni con i più grandi jazzisti d’oltreoceano: Barney Kessel, Billie Holiday, Chet Baker, Dizzy Gillespie, Django Reinhardt, George Benson, Gerry Mulligan, Lee Konitz, Modern Jazz Quartet, Phil Woods, Stephane Grappelli, Toots Thielemans. Lui, musicista di livello internazionale, non mancava di sottolineare sempre con orgoglio le origini italiane e il livello dei nostri jazzisti.
Ho avuto il piacere di frequentarlo con assiduità tra gli anni Ottanta e Duemila in un periodo molto creativo musicalmente e, negli ultimi anni, difficile per la sua vita personale. Il figlio Stefano ci lascerà nel 2000 a soli 48 anni. In quegli anni ho avuto la fortuna di suonare con lui e il trombonista Martin Wehner ma soprattutto l’ho portato al Teatro Donizetti a Bergamo Jazz nel 1993 in trio con Stefano Cerri al basso e Bruno De Filippi all’armonica. Un concerto da incorniciare. Di una bellezza unica in un periodo in cui il jazz, e il festival, stavano andando in altre direzioni, lui portò semplicemente sé stesso, con uno swing bruciante, sonorità morbide e un interplay unico.
Ha poi pubblicato due dischi per la CDpM Lion, l’etichetta indipendente del nostro centro che ha consentito a tanti musicisti italiani di presentare i propri progetti: Silvia Infascelli, Giampiero Prina, Emanuele Cisi, Gabriele Comeglio, Gianluigi Trovesi con l’orchestra Salmeggia di Gianni Bergamelli, Giulio Visibelli, Dario Faiella, Marco Gotti con Gianni Coscia ed Emilio Soana, Franco Ambrosetti e appunto Franco Cerri.
Il suo Souvenir de Milan del 1995 era concepito come un’orchestra di chitarre – con diversi suoi allievi – che armonizzava i brani di Django Reinhard con gli arrangiamenti scritti da lui. Nel disco suonavano Il figlio Stefano al basso, Paolo Pellegatti alla batteria e Bruno De Filippi. Cerri con Django Reinhardt ci aveva suonato davvero nel 1949 al Teatro Astoria di Milano a 23 anni e da quel ricordo nacque l’idea il disco. Nel 1997 esce poi il disco From Milan to Brussels dal vivo con Hugo Heredia, Enrico Intra, Marco Vaggi e Tony Arco.
Lo ricordiamo con affetto e lo ringraziamo per la musica e il contributo alla diffusione del jazz in Italia.
Claudio Angeleri
5 pensieri su “Ricordo di Franco Cerri”
Bravo Claudio
Doveroso!
Grazie Claudio per il bel ricordo; da ascoltatore mi è sempre arrivata da Franco Cerri la sua simpatia, ironia ed il piacere del fare musica che trasmetteva; la sua storia nel dopoguerra (tanti giovani che si appassionano ad una musica che arriva dagli states che esprime vivacità e creatività in linea con i tempi della ricostruzione) è esemplare per quello che ha costruito semplicemente grazie alla passione
Grazie a te. Franco Cerri è un esempio di signorilità, cultura e passione per tutti
Grazie a te. Franco è un esempio di signorilità, cultura e passione per tutti, anche per chi non suona