La composizione

Oltre che in quella ritmica Monk è un maestro della dissonanza sia nelle melodie sia nell’esecuzione dei voicings (cioè degli accordi arricchiti di altri intervalli oltre alla tonica, terza, quinta e settima).
La dissonanza crea un effetto di tensione mediante intervalli molto distanti tra loro all’interno della tonalità. L’intervallo più dissonante è la quinta diminuita (o la quarta eccedente: es. DO-FA#). Questo intervallo viene denominato tritono in quanto divide esattamente l’ottava,  composta da 12 semitoni (cioè 6 toni), in 2 parti di 6 semitoni esatti cioè 3 toni. Da qui il nome tritono.
Monk introduce spesso il tritono nelle sue melodie prima o dopo la tonica conclusiva per creare contrasto e tensione.

Esempi:
Ba-lue Bolivar Ba-lue-es-are, Think of one, Jackie-ing

La dissonanza sotto forma di tritono o di intervalli molto vicini (come le seconde)  può essere introdotta anche  negli accordi (voicings) per creare tensione armonica.

Un altro elemento tipico della composizione di Monk è il tematismo. Cioè lo sviluppo della melodia attraverso la reiterazione di cellule melodiche e/o ritmiche.

Questo approccio, utilizzato sia nella scrittura sia nell’improvvisazione, rende la musica oltre che logica immediatamente riconoscibile, ponendo in un certo senso un marchio di fabbrica. Il solista si trova quasi ad essere “obbligato” ad improvvisare secondo una precisa direzione fornita dalla composizione stessa.
In questo consiste la complessità, ma anche la bellezza, delle composizioni di Monk rispetto agli evergreen e agli standards utilizzati solitamente dai jazzisti come pretesto per l’improvvisazione.

La melodia può anche essere ripetuta identica una quarta sopra.

Un altro elemento tipico della scrittura di Monk è il cromatismo, che consiste nel muovere la melodia, l’armonia o i bassi secondo la scala cromatica.

Well’ you needn’t