La lunga storia dello stride La lunga storia dello stride
  • Home
  • Cos’è il CDpM?
  • Didattica
    • Corsi musicali
      • Corsi strumentali e piani di studio
      • Corsi complementari
      • Laboratori
      • Seminari
      • CDpM Young
    • CDpM – Diplomi e Certificazioni europee EQF
      • Esami: Grades e Diplomi EQF
    • Modulo esami e tariffe
    • Progetto educativo del CDpM
    • Docenti
      • Andrea Andreoli
      • Claudio Angeleri
        • Discografia
        • Foto Alta Definizione di Gianfranco Rota
      • Elena Biagioni
      • Guido Bombardieri
      • Alessandro Bottacchiari
      • Paolo Camponuovo
      • Stefano Capitanio
      • Giovanni Colombo
      • Gabriele Comeglio
      • Angelo Cultreri
      • Giuseppe D’Avino
      • Marco Esposito
      • Dario Faiella
      • Maxx Furian
      • Michele Gentilini
      • Mauro Ghilardini
      • Giovanni Guerini
      • Veronika Kralova
      • Vittorio Marinoni
      • Matteo Milesi
      • Paola Milzani
      • Ermanno Novali
      • Thomas Pagani
      • Fabio Santini
      • Alfredo Savoldelli
      • Stefania Trovesi
      • Alessandro Vaccaro
      • Giulio Visibelli
    • CDpM Alumni
    • Media
      • Rassegna stampa
      • Video
      • Galleria fotografica
      • Lezioni on Line
        • Storia e stili del pianoforte jazz
        • Quegli anomali discepoli di Thelonious
        • La lunga storia dello stride
        • Scale pentatoniche tra tonale e modale
  • CDpM a casa
    • Piattaforme per la didattica
    • Corsi strumentali a distanza
    • Laboratori live streaming e corsi complementari
    • Materiali didattici on line
    • Gallery
  • Jazz Day
    • Il jazz day va a scuola (da casa)!
    • Bergamo International Jazz Day 2019
    • Bergamo International Jazz Day 2018
    • Bergamo International Jazz Day 2017
    • Bergamo International Jazz Day 2016
    • Bergamo International Jazz Day 2015
    • Bergamo International Jazz Day 2014
    • Bergamo International Jazz Day Video
  • Incontriamo il jazz
    • Materiale didattico per le scuole
    • Incontriamo il jazz 2021
    • Incontriamo il jazz 2020
    • Incontriamo il jazz 2019
    • Incontriamo il jazz 2018
    • Incontriamo il jazz 2017
    • Incontriamo il jazz 2016
    • Incontriamo il jazz 2015
    • Incontriamo il jazz 2014
    • Incontriamo il jazz 2013
      • Tutti quanti vogliono fare jazz
      • L’Improvvisazione, l’Arte della composizione istantanea
    • Incontriamo il jazz 2012
      • Il personaggio
      • I riferimenti africani: poliritmo e polimetria
      • La composizione
      • Monk e il bebop
      • La tecnica di Monk
      • Monk e il blues
      • Tutti quanti voglion fare jazz
    • Incontriamo la big band
    • Incontriamo gli strumenti della big band
  • Produzione
    • Eventi
      • CDpM in concerto
      • Ladies sing the blues
      • Notti di Luce
      • Kids against malaria
    • Spazi per la musica
      • Sale prova e studio
      • Service di amplificazione
      • Studio di registrazione
      • Musica libera
    • MIDJ
    • Il jazz va a scuola
  • News
  • Contatti
    • Contatti
    • Organigramma
  • Home
  • Cos’è il CDpM?
  • Didattica
    • Corsi musicali
    • CDpM – Diplomi e Certificazioni europee EQF
    • Modulo esami e tariffe
    • Progetto educativo del CDpM
    • Docenti
    • CDpM Alumni
    • Media
  • CDpM a casa
    • Piattaforme per la didattica
    • Corsi strumentali a distanza
    • Laboratori live streaming e corsi complementari
    • Materiali didattici on line
    • Gallery
  • Jazz Day
    • Il jazz day va a scuola (da casa)!
    • Bergamo International Jazz Day 2019
    • Bergamo International Jazz Day 2018
    • Bergamo International Jazz Day 2017
    • Bergamo International Jazz Day 2016
    • Bergamo International Jazz Day 2015
    • Bergamo International Jazz Day 2014
    • Bergamo International Jazz Day Video
  • Incontriamo il jazz
    • Materiale didattico per le scuole
    • Incontriamo il jazz 2021
    • Incontriamo il jazz 2020
    • Incontriamo il jazz 2019
    • Incontriamo il jazz 2018
    • Incontriamo il jazz 2017
    • Incontriamo il jazz 2016
    • Incontriamo il jazz 2015
    • Incontriamo il jazz 2014
    • Incontriamo il jazz 2013
    • Incontriamo il jazz 2012
    • Incontriamo la big band
    • Incontriamo gli strumenti della big band
  • Produzione
    • Eventi
    • Spazi per la musica
    • MIDJ
    • Il jazz va a scuola
  • News
  • Contatti
    • Contatti
    • Organigramma
  •  

La lunga storia dello stride

Home / Didattica / Media / Lezioni on Line / La lunga storia dello stride

Musica Jazz – Agosto 2002 – Lo stride piano rappresenta uno dei principali elementi di lunga durata del pianoforte jazz. Sebbene i “maestri”… 

Lo stride piano rappresenta uno dei principali elementi di lunga durata del pianoforte jazz. Sebbene i “maestri” di questo stile si possano collocare nei primi decenni del XX secolo ed in particolar modo nello straordinario periodo della Black Renaissance, esiste un sottile filo conduttore che collega, attraverso lo stride, generi, protagonisti e luoghi del jazz (e del non jazz) in oltre cento anni di storia della musica africana-americana. Letteralmente il nome stride si riferisce al tipico balzo della mano sinistra (basso in battere e accordo in levare) che caratterizza l’incedere pianistico dei “Three Giants” (James Price Johnson, Fats Waller, Willie “The Lion” Smith) e dei loro successori (tra cui Ellington, Basie, Tatum, Hines, Garner, Monk e tanti altri).

Se tale riferimento ha il pregio di portare alla mente immediatamente suoni ed atmosfere del primo jazz, può nondimeno creare alcuni equivoci che tendono a limitare reale portata artistica e culturale di questo stile pianistico.
In effetti è proprio lo stride di James P. Johnson e Jelly Roll Morton a dare il via al jazz, introducendo diversi elementi di novità rispetto al ragtime precedente, senza produrre, con questo, shock o rivoluzioni particolarmente traumatiche.
Si replica, in altre parole, quel processo tipico della vicenda africana-americana che vede convivere straordinariamente “novità e tradizione”, “rivoluzione e continuità”, “vecchio e nuovo”.
Il movimento stride della sinistra non si limita solo al classico oom-pah ma presenta molteplici varianti: figurazioni boogie, walking bass a note singole e a decime, back beat, rollio di ottave, movimenti contrappuntistici tra le due mani.
Viene usato inoltre un tempo in 4/4 (o meglio in 12/8) e non più in due come nel ragtime.
Il 2/4 deriva dalla marcia europea di retaggio militare, mentre il 12/8 ha legami più stretti con la musica africana. Infatti i disegni poliritmici e polimetrici africani si rapportano costantemente con la regolarità della pulsazione base (evidente o implicita) con notevoli similitudini a ciò che fa con le due mani il pianista stride, boogie e, come vedremo più avanti, anche bop e oltre.
Lo “sfasamento” tra mano destra e sinistra non si realizza solo con la sovrapposizione poliritmica di sincopi (melodia) e accompagnamento (bassi e accordi) ma anche mediante un rapporto dialettico con il beat . I giganti dello stride erano maestri nel rendere dinamico e vitale il tempo proprio con il famoso “back beat” della mano sinistra, dando l’impressione di suonare “indietro”, quasi di rallentare, sebbene con un perfetto timing. “Anche nel più ferreo tempo in due, la sinistra di Johnson produceva un flusso e riflusso del tutto ignoto ai pianisti precedenti, Morton eccettuato .”
Il pianista può fluttuare maggiormente sul tempo proprio perché l’improvvisazione e il blues, entrati prepotentemente nel jazz con lo stride, offrono molte più opportunità. La progressiva trasformazione della musica in termini orizzontali (melodicamente) e verticali (ritmicamente), derivati dal fluido scorrere in quattro della sinistra e dalle scorrerie bluesy della destra, apre così una nuova via al pianoforte realizzando quegli elementi di lunga durata del jazz che si sono man mano arricchiti e trasformati nel corso degli anni con il contributo di vari musicisti. Non è difficile individuare proprio qui le strade che hanno portato progressivamente il jazz verso la libertà espressiva di Lennie Tristano, Paul Bley, Cecil Taylor, Keith Jarrett.

Occorre comunque chiarire un equivoco: anche i pianisti rag improvvisavano, soprattutto gli esponenti del cosiddetto ragtime “fast shout” come Luckey Roberts, Richard McLean (Abba Labba) e Eubie Blake. Ne erano quasi “costretti” professionalmente sia dalle lunghe maratone dei rent parties, sia dalla trasmissione orale dei brani, che rimaneva il modo più diffuso nella comunità nera per imparare la musica (a orecchio o con i rulli meccanici). E’ lo stesso Ellington che ci racconta come imparò Carolina Shout di J.P.Johnson: copiando il movimento alternato dei tasti di un piano a rullo.

Ovviamente i pianisti rag e stride erano in gran parte degli ottimi lettori anche di musica europea romantica , che inserivano spesso nelle loro esibizioni (e nelle loro composizioni), ma si può ragionevolmente presumere che la lettura dello spartito dei rag più noti fosse un passo successivo nell’apprendimento del brano. Proprio in questi passaggi ogni pianista aggiungeva del suo, inseriva i suoi caratteristici “tricks”, in altre parole, improvvisava.

Con l’avvento dello stride a New York e del boogie a Chicago, il tempo diventa più fluente e meno meccanico del ragtime ma, soprattutto fa la sua comparsa il blues ancora poco noto nelle grandi città nel primo decennio del secolo. Sebbene Johnson non avesse ancora messo a punto una tecnica pianistica per avvicinarsi all’intonazione oscillante del blues (cosa che, ad esempio, faranno in seguito pianisti come Monk, Lewis, Powell combinando tocco, attacco e controllo del timbro), riesce comunque a creare un flusso ritmico nella sinistra che, associato alle melodie blue della destra, può richiamare l’espressività vocale e quindi il senso profondo del blues . Monk – come ci racconta Max Roach – premeva spesso due note distanti una seconda minore per rilasciarne una delle due dopo una frazione di secondo proprio per imitare il bending vocale.

Grandi compositori e pianisti di jazz come Ellington e Monk hanno approfondito e sviluppato l’eredità del ragtime, dello stride e del boogie mantenendone vivi gli elementi peculiari.
“In particolare, Ellington non dimenticò mai la lezione di Johnson e di Willy “The Lion” Smith.

Del primo, riprese la concezione orchestrale del pianoforte, il gusto della dissonanza e numerose soluzioni ritmiche e improvvisative, nonché una visione della musica afroamericana che ambiva alla composizione di opere “alte” e di largo respiro (la “Negro Rapsody” Yamekraw di Johnson del 1927, costituisce senz’altro un’anticipazione delle suite ellingtoniane)” . Del secondo fu attratto senz’altro dallo straordinario mix tra naiveté e modernismo della sua musica oltre che dall’uso spregiudicato dell’armonia: “Lo stile di the Lion è una strana mistura di contrappunto, armonia cromatica e figure arabescate che rinfrescano l’orecchio come l’acqua di primavera rinfresca le labbra ” (Billy Strayhorn).
Dopo l’apice dello stride raggiunto con Art Tatum, questo stile sembra concludere il suo corso creativo, per essere sostituito dalle nuove concezioni dei boppers, Powell in primis, e rimanere relegato a certi episodi solitari e all’opera (peraltro straordinaria) dei revivalisti. La figura di Earl “Fatha (il padre)” Hines è decisiva nell’evoluzione del pianoforte jazz moderno. E’ proprio Hines a spingere sull’acceleratore poliritmico, giocando soprattutto sulle sincopi della sinistra che preludono chiaramente al contrappunto dell’accompagnamento moderno a “strappi”.
In ogni caso, anche nell’azione apparentemente “devastante” dei boppers prima e dei pianisti modali dopo, possiamo ancora leggere la “durata” dello stride, in modo forse meno evidente, ma ancora magnificamente coerente.
Lo stride, così come il boogie del resto, nasce sostanzialmente da una esigenza “professionale” che, banalizzando, può essere riassunta nella necessità di garantire ritmo, melodia e armonia con un solo strumento nei rent parties, nei piccoli caffè o nei primi cinematografi. Con l’affermazione di formazioni più ampie il pianoforte ridimensiona il proprio ruolo, distribuendo melodie, ritmo e voicings alle varie sezioni dell’orchestra, pur sfruttando comunque molti trucchi dello stride per gli arrangiamenti (ad esempio, la posizione aperta a decime).
Col bebop lo stride assume una connotazione figurata coinvolgendo la sezione ritmica piano/basso/batteria. Il back beat viene garantito dal walking a note singole del basso e del quattro del piatto sospeso della batteria, alternato dal levare dell’hi-hat (come faceva l’accordo della sinistra sul secondo e quarto tempo della battuta) e, di tanto in tanto, dal battere della grancassa, mentre le sincopi della mano sinistra stride sono ora create dallo strumento melodico (sax, tromba, il pianoforte a single notes) e dagli strappi armonici del piano e del rullante. Lo “sfasamento” ritmico tra destra e sinistra dello stride ora viene potenziato da altri strumenti ma diventa molto più implicito in linea con quella “filosofia del sottinteso”, già ampiamente presente in Ellington e Monk.
Facendo un salto in avanti ancora possiamo veder riaffiorare esplicitamente una sorta di stride nel caratteristico incedere della sinistra di McCoyTyner (o di Chick Corea) che alterna l’intervallo di quinta sul primo movimento della battuta ad accordi per quarte.
Altri pianisti, come Jacky Byard ad esempio, hanno introdotto nella loro musica ancor più chiaramente gli stilemi pianistici degli anni ’20 dimostrando di saper sintetizzare tradizione e modernità: stride e bop, boogie e libertà melodica. Anche Jarrett, soprattutto in solo, si è rifatto spesso a figurazioni arcaiche di stampo boogie, stride e soul trasfigurandole nella sua personalissima, ed enciclopedica, estetica.
Bill Evans ha sviluppato ancor più il sottinteso e l’implicito con i suoi caratteristici voicings rootless accentuati ancor più dagli strappi e dai silenzi della mano sinistra. Altri ancora hanno operato sulla dissoluzione del metro e della tonalità, restando magnificamente a cavallo tra le esperienze accademiche contemporanee, la poliritmia africana e il blues (Cecil Taylor).
La “continuità” dello stride piano ha coinvolto, come già detto in precedenza altri protagonisti della scena jazzistica prescindendo dal colore della pelle e dalla latitudine geografica. Richard McQueen “Dick” Wellstood, ad esempio, ha saputo rinnovare l’idioma dello stride con nuovi voicings e sostituzioni armoniche così come ha fatto più recentemente anche il nostro Franco D’Andrea. Riccardo Scivales è, in assoluto, uno dei più autorevoli studiosi dello stride e le sue trascrizioni rappresentano un indispensabile riferimento didattico per chiunque voglia avvicinarsi a questo stile pianistico. In campo internazionale occorre infine ricordare le figure di Ralph Sutton (scomparso lo scorso 30 dicembre 2001) e Dick Hyman un pianista eclettico e straordinariamente dotato, capace di muoversi a 360 gradi nel jazz di ieri e di oggi.

Lezioni on Line

  • Storia e stili del pianoforte jazz
  • Quegli anomali discepoli di Thelonious
  • La lunga storia dello stride
  • Scale pentatoniche tra tonale e modale

Ultime News

  • Fabio Santini presenta “Melting Pot”
  • Lezioni in presenza, esami di certificazione, concerti di fine corso
  • Contributi per l’educazione musicale di minori di 16 anni (entro il 12/4/2021)
  • Stefano Bollani: il gioco che fa bene alla musica
  • Dal 22 marzo attività in presenza e on line

Iscriviti alla newsletter

Privacy Policy
Cookie Policy

© CENTRO DIDATTICO produzione MUSICA europe

Per offrirti il miglior servizio possibile questo sito utilizza cookies. Continuando la navigazione nel sito ne autorizzi l’uso. ACCETTA Rifiuta Leggi di più
Privacy & Cookies Policy

Privacy Overview

This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these cookies, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may have an effect on your browsing experience.
Necessario Sempre attivato

Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.

Non necessario

Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.